C’era d'aspettarselo. La mente creativa, e spesso geniale, degli Anathema avrebbe partorito un proprio lavoro solista prima o poi… ed arriva puntuale, quando la sua band è entrata ormai nell’olimpo di un pubblico ben selezionato. Nessuna sorpresa neppure sul sound di questo album, riprende precisamente i parametri per cui gli Anathema hanno trovato il loro successo: ritmi pacati, note dilatate ed ipnotiche, melodie avvincenti. L’apertura è proprio questo: “The exorcist” è costruita sulle sole note di un pianoforte e un cantato ritmato. Coinvolge, si. “This music” vede la partecipazione alle vocals della bella, brava e simpatica olandesina Anneke Van Giersbergen, il risultato è però un anonimo pezzo quasi “country”. Come del resto la successiva, monotona e noiosissima “Soho”. Bisogna attendere “The silent flight of the raven…” per ascoltare una composizione con una struttura e sonorità più interessanti, pianoforte più articolato ed elettronica puntellano in un crescendo evocativo, dai rimandi floydiani più psichedelici. La breve “Dawn” ha il suo perché, nel suo arpeggio chitarristico è inserito un bellissimo violino che firma un atmosfera molto Anathema. Cavanagh non può stare troppo tempo senza le paranoie melodiose e spesso sdolcinate e lentissime, quindi torniamo sui sentieri di “Soho” con “Oceans of Time”, e sempre accompagnato da Anneke, ovviamente. Il pianoforte di “Some dreams come true” chiude più o meno come l’album è iniziato. Mezzo flop per Daniel Cavanagh: album monotono, scontato e monocromatico, troppo. Avevo ben altre aspettative, forse.
Best tracks: "The exorcist", "The silent flight...", "Dawn". 6/10