Della mia adolescenza ricordo poche cose: si dice che il primo amore non si dimentica mai, il mio è stato per un uomo molto alto, magro, con i capelli di media lunghezza portati indietro, lunghi dietro la nuca , fino alla base del collo, gli arti lunghissimi si diramano da un busto normale, quasi piccolo ed aggobbito, le mani grandi ed un vistoso anello nell’anulare destro, e con i Ray-Ban sempre indossati, quasi che nelle rare occasioni in cui potevo scorgere i suoi enigmatici occhi celesti pietrificavo incantato. Poteva essere il suo aspetto così al limite del falotico ad impressionarmi, ma non fu un semplice colpo di fulmine, era amore (!), distante dalle futili e caduche attrazioni convenzionali. Nel 1987 il marchio Pink Floyd era la polpa di una diatriba convogliata nei Tribunali, li conobbi più approfonditamente in quel periodo e presi subito le difese per quell’uomo, descritto dispotico, megalomane, conflittuale, scorbutico, ossessivo, singolare e prodigioso, un perfezionista maniacale. Non poteva essere diversamente, era quello che cercavo per crescere come oggi sono! Iniziai dunque a drogarmi, di dischi, bootleg, notizie e rarità di ogni genere, riviste ed articoli ritagliati, viaggi con le sue musicassette…mi vestivo come lui ed anche le scarpe sportive bianche e slacciate erano una prerogativa per un ‘emulazione funzionale. Anche il 1992 lo ricordo bene: finalmente usciva il nuovo album “Amused to death”, era il 7 settembre, il giorno dopo il suo 49esimo compleanno. Ero il primo in fila alla Discoteca Laziale di Roma ed il CD (il mio primo CD) rimase adagiato e coccolato sul sedile passeggeri della mia piccola auto per tutto il tragitto di ritorno a casa, perchè allora i lettori CD in auto erano rarissimi… Dopo quasi 10 anni finalmente Roger tornava sulle scene concertistiche, e solo nel 2002 lo vidi la prima volta dal vivo, a Milano, era il 10 maggio; in abito nero e Converse bianche, imponente, stupendo! Nel novembre del 2005 potei stringergli la mano e regalargli il testo di una mia canzone, eravamo fuori l’Auditorium di Roma. Ogni possibile data italiana la presenziavo ma volevo regalarmi un viaggio/concerto all’estero per respirare un aria diversa, un atmosfera inglese! Quindi dopo un viaggio a Cambridge nel 2008 per “sentire” il profumo della sua casa, la sua infanzia ed i suoi esordi (tra le residenze, i luoghi ed i locali più disparati) volai alla Q2 Arena di Londra per il mio primo spettacolo di “The wall live”, era il 15 maggio del 2011. Tra queste date citate, tanti altri suoi concerti e tante siringhe di RW ad alimentare al meglio la mia esistenza! Risparmio aneddoti curiosi (tipo l'inseguimento alla "commemorazione del padre" ad Aprilia il 18 febbraio 2014…) perché il discorso si fa ora serio:
Roger ha oggi quasi 75 anni ma non è certo il tipo che si gode una pensione nella panchina di Central Park ad osservare scoiattoli o piccioni, la sua perseveranza e coerenza è inconfutabilmente dimostrata fino alla fine: ancora un lunghissimo tour di oltre 200 date, “US + THEM” tour, perché la sua linfa è ancora vivissima ed il suo messaggio perfettamente sincronizzato con la sua consapevole "mission"! Non è ufficiale, ma sarà probabilmente il suo ultimo tour e conseguentemente forse la mia ultima possibilità di vederlo “live”. Partecipo alla prima data indoor a Milano il 17 aprile 2018, salto quelle bolognesi, per “sferrare l’inverosimile” nelle 2 delle 3 uniche date outdoor del tour: Lucca l’11 luglio 2018 e Roma il 14 luglio 2018. Mi volge premura fare qualche (?!) considerazione sull’ultima tappa, quella romana.
Giungo nella maestosa ed incantevole location del Circo Massimo intorno le 16:30 e mi infilo nella folla per raggiungere le primissime file centrali (come a Lucca) ed inebriarmi di pazienza per RESIST all’attesa, nel caldo e nella folla che generalmente evito a priori. Alle puntualissime 21.30 lo SHOW can go on! Quando Lui calca il palco una vita che ci riguarda m’investe d’assalto ed ipnotizzato lo ascolto e lo intercetto con la mia Nikon sulla mano destra ed uno smartphone sulla mano sx, scatto, riprendo ed ascolto, ascolto l’immensità di una Musica senza tempo e guardo un uomo troppo umano per essere “solo” tale! Lo schermo del palco introduce una donna, da sola e di spalle, che per una ventina di minuti guarda il mare, nella sensazione di un attesa. “Speak to me” e “Breathe”, presentano il primo colpo: “One of these days”. Il basso di Roger in evidenza come le sue posture ed i suoi sguardi superimmortalati dai fotografi, arrangiamento del pezzo favoloso con Kilminster in grande spolvero. Con “Time” si entra nel clima “Dark side” ed il tempo sembra trapassare se stesso, fino alle urla bipolari delle Lucius che interpretano dolcemente il terrore e la paura in “Great gig…”, lo spettacolo visivo ha inizio davvero con la successiva “Welcome to the machine”. Uno dei pezzi più riusciti in questa versione live, immagini rielaborate e arrangiamenti modernizzati con Roger impegnato sorprendentemente alla chitarra elettrica! Inizia la trilogia dei nuovi pezzi: la bella “Deja Vu” non mi ha particolarmente incantato live, meglio “The last refugee” e soprattutto “Picture that” che vede il mio beniamino scaldarsi politicamente e fisicamente, da un angolo all’altro del palco, con le sue gestualità, uniche. Si torna in clima “amarcord” con una bellissima e centratissima “Wish you were here”. La band è perfetta ed allenata. Con la minisuite di “Another brick…” si chiude alla grande la prima parte. Gli arrangiamenti presentano delle novità: è potentissima! Anche scenograficamente i ragazzini sul palco sono reinterpretatii diversamente dal “The wall tour”: incappucciati e sacrificati in tute arancioni, come prigionieri lasciano un messaggio chiaro: RESIST! Come suo solito, Roger non rende vano il tempo (mai!) di recupero tra la prima e la seconda parte ed intrattiene il pubblico con una serie lunghissima di messaggi politici attraverso il solo lungo schermo di oltre 60 metri. Gli avvertimenti ed i suggerimenti sono quelli che un vero fan di Roger ben conosce, e non risparmiano nessuno. Il cuore della scaletta sta per battere ora più che mai: clima sonoro allarmistico cala al Circo Massimo, 4 ciminiere fumanti della Battersea Power Station spuntano e si elevano imponenti sopra il superschermo del palco. Gli accordi acustici di “Dogs” hanno inizio, il pezzo è maestoso e la band la esegue in modo magistrale e teatrale! Indosseranno maschere da porci e se la godranno, mentre Roger espone cartelloni che ci ravvedono sui “Porci che controllano e dominano il mondo” e che “devono essere mandati affanculo”! Neanche il tempo per ricomporsi gli occhi lucidi e parte “Pigs”, beh solo il lavoro finale di Kilminster alla chitarra elettrica vale il biglietto, mentre un enorme maiale gonfiabile sorvola i 40.000 presenti. Tocca al giro di basso di “Money” scuotere le lacrime ed al fido sassofonista Ian Ritchie rubare la scena poi anche con “Us and them”, giocata sulle sussurrate note che Jon Carin impartisce al piano. “Smell the roses” è l’ultimo pezzo del nuovo album presentato live e raggiunge il picco massimo quando Roger si incatena con le braccia sollevate sulla testa, la sua teatralità è sempre emozionante! La spettacolarità scenografica raggiunge altre vette con la chiusura, dedicata a “Brain damage” ed “Eclipse”: da 4 vertici posizionati davanti il palco partono raggi laser che disegnano un enorme prisma che si colora nelle ultime note, nonostante “tutto alla fine sia eclissato dalla luna”! Roger prende parola con il pubblico e presenta la band, ma è solo una scusa perché avrà molto altro da dire e lo farà con commozione vera: “Restate umani!” e “Partecipate alla vita politica perché qualcun altro non lo faccia al posto vostro per distruggere o limitare la vostra vita e quelle delle generazioni future”, “Resistete!”… solo ora può partire il bonus per Roma che è “Mother”, e poi la classica ed inesauribile “Comfortably numb” che vede nello schermo 2 mani avvicinarsi lentamente e stringersi sulle note strazianti ed avvincenti del solo di chitarra elettrica più bello e conosciuto al mondo, affidato sempre ad un David Kilminster superlativo. La passerella finale dei musicisti ed i ringraziamenti vedono un Roger visibilmente emozionato che batte il pugno sul cuore, rimandando l’uscita più volte come forse quella dalle scene, è questa la speranza mia e forse anche la sua. E se la donna sullo schermo ora la si vede abbracciare il suo bambino che attendeva dal mare, vuol dire che la speranza non può essere sempre un illusione.
Grazie immensamente Roger Waters.
Road to Lucca... |