La sua carriera solista procede spedita e parallela a quella dei Radiohead, ed a 5 anni dal suo “Tomorrow’s modern boxes” propone sul mercato (classico) il suo disco più claustrofobico, algido ed inquieto, anzi inquietante! Musicalmente affidato ormai ai suoi beat elettronici sempre meno prestati all’armonia ed alla melodia (rispetto a “The eraser”, per eesmpio) e più ad una costruzione raffinata e vorticosa di paesaggi sonori che accompagnassero le sue visioni, quelle interpretate magistralmente in tour dall’artista visivo Tarik Barri. L’elettronica di Yorke qui si avvicina più ad un Brian Eno d’annata che alla trance cosmica di Schulze o melodica di Jarre. E’ sempre il fido Nigel Godrich a dirigere le operazioni in questo vero labirinto sonoro, ma così facilmente riconoscibile da diventare quasi schedato, noioso. I temi trattati sono quelli attualissimi e trafficatissimi: “Traffic” apre bene con l’ossessivo beat che inizia a scavare nel disco, “Last I heard” invece accenna ad una melodia con un puntellato uso dell’organo ma sempre dentro un atmosfera avvolgente ed onirica, davvero un gran pezzo. “Twist” è un loop cadenzato da 2 note di pianoforte, la successiva “Dawn Chorus” è tra i suoi pezzi più belli in assoluto, voce sussurrata in un atmosfera slow motion, davvero da brividi. Sorvolo l’inutile ed arida “I am a very rude person” e passo ad un altro pezzo interessante: “Not the news”, altro ossessivo beat immerso tra orchestrazioni e cori in un’ astrusa atmosfera onirica. “The axe” è spaziale, avvolta in una raffica di colpi sonori circolari, rimanda a tratti a quella meravigliosa melanconia di “Exit music”. “Impossible knots” passa senza emozione alcuna, mentre “Runwayaway” è l’epilogo degno: intrecci afro-psichedelici legati da un refrain elettronico che a sua volta innesca un’algida melodia. Yorke firma certamente il suo lavoro migliore, un disco che richiede ripetuti e completi ascolti perché si apprezzino le numerose ed articolate sfaccettature musicali… com’è giusto che sia quando si esplorano i misteriosi territori dell’Anima.
Best tracks: “Dawn chorus”, “The axe”, “Runwayaway”. 8/10