Tra le Prog-band più longeve del post Genesis, il marchio inglese IQ giunge (dal 1983) all’undicesimo capitolo, e con la puntuale scadenza periodica dei 5 anni promuovono il successore del loro ultimo e bellissimo “The road of bones”. Un doppio CD di musica che non sembra aggiungere altro alla loro discografia, a volte fin troppo scontata ed anche scollegata. L’intro “A missile” ne è la migliore testimonianza: pezzo sostenuto ed aperture tastieristiche come da copione. Anche la successiva “Rise” si evolve in modo prevedibile ma è un bel pezzo atmosferico che valorizza la voce (ed il cantato) di NIcholls. La malinconia delle note introduttive di Durant in “Stay down” firmano il loro pezzo più riuscito, costruito egregiamente e rimandandoci alle sonorità di quel capolavoro di “Subterranea”. “Alampandria” richiama inizialmente al Medio Oriente ma poi esplode in luoghi fin troppo conosciuti. Sconclusionata. La successiva ed atmosferica “Shallow bay” si lascia ricordare per l’intervento chitarristico finale di Mike Holmes, dopo oltre 20 minuti dall’inizio dell’album. L’interessante lavoro “alle pelli” di Cook impreziosiscono la sussurrata ed acustica “If anything”, che trova lo spazio anche per l’organo finale di Durant. La lunga “For another lifetime” conclude il primo CD con atmosfere rarefatte ed astruse, il pezzo più prog ma anche il più sconclusionato. Il secondo disco propone la prima delle 2 lunghe suite, “The great spirit way” non ha un motivo conduttore, un pomposo e confuso prog senza trame avvincenti. Più coesa ed affascinante “Fire and security”. “Perfect space” si fa apprezzare per le doti tecniche dei singoli musicisti e niente più. “Fallout” è l’ultima suite di “Resistance”, una cavalcata sonora senza idee vincenti. Purtroppo un passo indietro rispetto i precedenti lavori, anzi anche due. Non si poteva pretendere un altro capolavoro, ma dopo 5 anni qualche idea interessante decisamente si.
Best tracks: “Rise”, “Stay down”. 6/10