Grande ritorno carico di aspettative per la progressive metal norvegese che dopo ben 23 anni si ritrova ancora insieme per registrare nuovi pezzi. L’istrionico e talentuoso vocalist Roy Khan aveva trovato nei più facili Kamelot la prosecuzione dell’attività dopo la dipartita avvenuta con il controverso ma interessantissimo “Flow”. Il disco esce senza una label di riferimento che potesse celebrarli degnamente, quindi in versione autoprodotta ed indipendente. La breve intro dai toni epici di “In: Deception” apre le danze per la carichissima “Of raven and pigs” nella quale la voce di Khan trascina sempre nell’incedere granitico del pezzo. La successiva “Waywardly broken” è il singolo e chiama all’appello il mitico chitarrista Tore Ostby, acido nella ritmica e limpido nella solista. “No rewind” passa in sordina nel suo “già sentito”. Il mid tempo melodico di “The mansion” ha un refrain coinvolgente con la partecipazione di un controcanto femminile, peccato per il solo di Ostby un pò sconclusionato. “By the blues” è il pezzo più astruso dell’album, ben costruito e performato. Anche “Anybody out there” poggia su un refrain vincente ma il pezzo povero e meno interessante di “The mansion”. Molto più articolata ed acida è “She dragoon”, pezzo dalla ritmica davvero coinvolgente e ben accompagnata da un Khan in gran spolvero. La chiusura è affidata ad un pezzo recuperato del 2018, “Feather moves”. L’ugola di Khan firma il pezzo più compiuto, un refrain da brividi. Il disco non fa gridare al miracolo, nulla di sconvolgente ma contiene diversi pezzi che valorizzano il talento di Khan, ed è un gran piacere riascoltarlo, a differenza della prestazione anonima di Ostby alla chitarra solista. Best tracks: “The mansion”, “She dragoon”, “ Feather moves”. 7/10