Segnalo il decimo album di questa band britannica che fa il verso ai “God is an Astronaut”. Post-rock anche più sperimentale dei “GIAA”, direi grazie alla roboante presenza delle tastiere di Barry Burns. Il Sound è molto ricco e fascinoso, le idee quasi mai banali. Tanti pezzi godibili come “Here we, Here we…” che vede un interessante interscambio di timbri sullo stesso motivo, le atmosfere orientali e new age di “Dry fantasy”, l’unico pezzo cantato “Ritchie Sacramento” può essere un bell’hit, la marcia ipnotica di “Drive the nail”. “Pat stains” sembra uscita dai paesaggi dei “Sigur Ros”, come del resto l’iniziale “ To the bin my friend…”. Le migliori idee sono però su “Fuck off money”, lento e progressivo canto tutto in vocoder per un esperienza siderale, su “Midnight flit” in cui è dipinta un’ atmosfera misteriosa grazie all’ottimo lavoro di batteria e basso che struttura un esplosione variopinta di solenni impeti tastieristici, e sulla conclusiva “It’s what I want to do, Mum”, quasi un inno ai primi Porcupine Tree! Best tracks: “Fuck off money”, “Midnight flit”, “It’s what I want to do, Mum”. 8/10