Forse uno dei pochi ad aver apprezzato quel “Loud like love”, da allora sono trascorsi ben nove anni e sono successe parecchie cose. La defezione dell’ultimo batterista Steve Forrest e la necessità di rinnovarsi anche attraverso un modo compositivo diverso prima di riproporre ancora una collezione di canzoni solo per soddisfare le case discografiche. Un processo lungo ma che ha premiato il capriccioso Brian Molko, rimasto ancorato alle sue turbe esistenziali e che vengono ribadite anche in quest’ultimo lavoro. I rampolli prediletti di Bowie hanno partorito nuova musica davvero ispirata e godibile, e ad affiancare il duo Molko/Olsdal compaiono due nuovi batteristi e due programmatori. L’inizio presenta un tris di pezzi in pieno stile Placebo da cui esce il single “Beautiful James” con il suo motivo al synth ripetuto e trainante. Da “Happy birthday in the sky” il livello cresce notevolmente. Una ballata straziante che esalta la voce di Molko, egregio lavoro dei synth ed una dinamica propulsiva. “The prodigal” non fa che alzare il tiro attraverso un gioco di archi barocco ed irresistibile per un pezzo arioso, quasi giocoso ma per nulla banale. Le atmosfere si fanno di nuovo claustrofobiche con “Surrounded by Spies”, candidata ad essere tra i loro pezzi migliori in assoluto. Ossessiva ed ipnotica attraverso un ritmo quasi sincopato e magistrale utilizzo dei synth, il resto lo fa un Molko evidentemente a proprio agio, anche tra le bellissime note di piano finali. “Try better next time” è l’altro potenziale single danzereccio quanto pleonastico. Ancora un bel motivo al synth mena le danze di “Sad white reggae”, breve, intensa e ben costruita. Ritmi serrati per “Twin demons”, elettrica ed effettata il giusto per essere vincente "live". La politica “Chemtrails” è una cavalcata monolitica in cui sono ancora i synth a dare il giusto colore. L’arpeggio ipnotico di “This is what you wanted” costruisce il pezzo più intimistico. “Went missing” è un'altra ballata convincente, e compositivamente geniale: Molko racconta con la voce in un atmosfera sospesa, poi alza il tiro e nel finale gli rispondono una bellissima linea melodica della chitarra ed un organo effettato ad incentivare il pathos melodrammatico. La fine è affidata a “Fix yourself”, una polifonia di linee melodiche che si intrecciano in modo geniale, una fusione di “The Cure” e ”Pet Shop boys”. Un disco da avere perché può fare la storia del loro genere e che fa emozionare, grazie ad un magistrale utilizzo dei sintetizzatori, vera novità compositiva del pacchetto. Best tracks: “Happy birthday in the sky”, “Surrounded by Spies”, Went missing", “Fix yourself”. 8/10