Dopo una serie di gioielli che iniziarono da “Not of this world” del 2001, la Prog Band inglese attraversa con quest’ultimo lavoro una fase confusa di cambiamento iniziato ma non ancor ben assestato. Il mitico chitarrista e leader della band Nick Barrett vira indeciso con quest’album a sonorità più cupe, quasi claustrofobiche e sussurrate. Spariscono quasi totalmente i suoi assoli chitarristici e con essi anche il buon batterista Scott Higham lascia le pelli a Craig Blundell, a conferma di un certo tormento nella storia della sezione ritmica della band. Ed è proprio “In bardo” l’unico episodio in cui emergono le maestranze sugli strumenti dei singoli musicisti, momenti di gloria per Barrett, Blundell ed il tastierista Nolan che si limita nell’intero album a cucire con i “suoi” tappeti sonori. Le note taglienti ed il “sustain” tipico di Barrett sono ancora presenti sulla più ariosa e zuccherata “Beautiful Soul”, nelle malinconiche quanto astruse “Faces of darkness” e “For when the zombies come”. “Explorers of the infinite” è sicuramente il pezzo più riuscito e coinvolgente. Una composizione tipica Barrettiana trascinata da una melodia efficace e sussurrata da un arpeggio malinconico quanto suggestivo. Sprazzi di grandi Pendragon dunque, sprazzi anche di novità ma anche sprazzi di “confusione” compositiva. Forse i semi gettati per un nuovo futuro e sempre brillante capitolo di questa gloriosa Band.
Best tracks: “Faces of darkness”, “For when the zombies…”, “Explorers of the infinite”. 7/10