Mick Moss ritorna con la sua band occasionale recuperando vecchi pezzi mai registrati ed inizialmente scartati. Dopo 5 anni dal buon “Black market…” quest’ultimo lavoro non nasce sotto i migliori auspici. Il leader sembra girare la minestra aggiungendo strumenti sorprendenti per il suo rock “dark” come il sassofono. Andiamo nel dettaglio: “No contact” è un classico Antimatter mid tempo ipnotico che esalta il cantato alla Eddie Vedder di Moss e coadiuvato di un bell’intervento di sax. “Paranoid carbon” contiene un lavoro di fondo ai synth, come nella successiva “Heathen” che aggiunge un sax incomprensibile in un contesto acido e distorto. “Templates” ha un inizio interessante alla Massive Attack ma poi si perde nei soliti territori. “Fold” è indubbiamente una bella ballata ma certo il cantato di Moss resta sempre lo stesso. Alza ancora l’asticella l’arpeggiata ed ipnotica “Redshift” che si avvale questa volta di un sax finale ed un flauto coinvolgente. Il flauto di “Fools gold” lascerebbe presagire un pezzo interessante che si rivela presto confuso. Neanche con l’elettronica di “Entheogen” si capisce la vera direzione, dopo l’anonima ed acustica “Breaking the machine” si chiude con l’elettrica “Kick the dog”. Purtroppo il problema della musica degli Antimatter, quindi di Moss, è Moss, il suo cantato monotono non rende onore alla sua bella timbrica e non basta mischiare gli ingredienti per fare un buon album, nonostante qualcosa di buono sia uscito dal pentolone.
Best Tracks: “No contact”, “Fold”, “Redshift”. 6/10