Avanza anche la carriera solista del talentuoso cantautore inglese negli intervalli degli impegni con i suoi The Pinneapple Thief. Sono momenti di riflessione, sulla vita e soprattutto sul tempo che scorre e la musica assume connotati intimistici in un impianto generalmente acustico. La vena melodica di Bruce è il suo marchio di fabbrica ed è inesauribile, già con l’opener “Dear life”, breve ballata chitarra, voce e orchestrazioni di fondo da canticchiare in spiaggia con falò. “Lie flat” aggiunge un ritmo campionato, la voce è riverberata, come stare in una giungla. “Olomouc” è condotta dalle orchestrazioni ed il cantato quasi dimesso. “So simple” fin troppo semplice ed inutile. “Never ending light” spolvera un delicato motivo ai synth ed interventi elettrici alla chitarra che impreziosiscono gli arrangiamenti orchestrali portanti. Un pezzo raffinato che resta però sospeso. Compiuta è invece “Day of all days”, altra ballata chitarra, voce e orchestrazioni che si fa ricordare e cantare. Ancora un motivo ai synth traina “Nestle in” che avanza con il cantato di Soord lagnoso e coinvolgente. “Instant flash of light” resta troppo sugli stessi binari sonori già ampiamente ascoltati. La strumentale “Rushing” sembra voglia cambiare qualcosa e finisce per essere un intermezzo quasi da “Budda bar”. “Stranded here” vuole invece annoiare e “Read to me” è la sua quasi provocatoria prosecuzione. E se con “Find peace” Bruce cercava la pace credo l’abbia trovata e la solennità dei violoncelli finali lo confermano. Anche se il disco voleva essere così, lento, pacato ed acustico non ho trovato grandi idee compositive e mi risulta un po' troppo piatto.
Best tracks: “Dear life”, “Day of all days”, “Nestle in”. 6/10