A 5 anni di distanza dall’ultimo e ottimo “The final frontier” torna in scena la band icona dell’heavy metal. Pausa lunga per i problemi di salute dell’ugola di Bruce Dickinson, ma il ritorno conferma appieno l’evoluzione ad un Rock più articolato, più ricco, che ben accompagna i testi profondi ed impegnativi del più saggio Bruce. Album in doppio CD e pezzi spesso molto lunghi ed anche i più convincenti: l’epicità di “The book of souls”, la classicità dark-style di “The great unknown” o “The man of sorrows”, l’articolata e bellissima “The red and the black” ed infine la chiusura finale dell’album con i 18 minuti di “Empire of the clouds”, costruita al piano e arrangiata con archi e violini, incedere soffuso e lento per poi esplodere con arpeggi elettrici e riffs di maniera che preannunciano lo sfogo vocale di Bruce. Da sottolineare l’ottimo lavoro alla batteria di Nicko McBrain. L’album non aggiunge nulla di nuovo o di migliore al precedente ma si assesta tra i loro buoni album.
Best tracks: “The great unknown”, “The red and the black”, “Empire of the clouds”. 7/10